L’insediamento all’estero

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Titolo News

L’insediamento all’estero

Qualche mese fa un collega mi ha chiesto perché un’azienda che ha maturato una certa esperienza nell’export dovrebbe andare a installarsi all’estero.

Chi ha una conoscenza approfondita dei processi di insediamento all’estero sa che la risposta alla domanda non può essere scontata e che il tema proposto merita molta attenzione in quanto le variabili in gioco sono molteplici e tutte da monitorare con la massima cautela.

Rispondo al collega riferendomi solo alle piccole e medie imprese (PMI), evitando accuratamente le grandi aziende i cui interessi sono spesso diversi, complessi, legati a strategie di razionalizzazione produttiva o ancor più spesso motivazioni politiche.

Per prima cosa, bisogna chiarire che non si è va più all’estero alla ricerca esclusiva di minori costi di produzione, ma piuttosto al tentativo di consolidarsi in altri mercati, per servirsi di questi non solo come possibili mercati finali dei prodotti, ma anche come basi per raggiungere mercati limitrofi che spesso si rivelano impenetrabili (soprattutto nel Sud-Est asiatico e in alcuni paesi dell’Africa centrale).

Secondo, una corretta strategia di insediamento all’estero impegna l’azienda ad esercitare un equilibrio sulle varie strategie funzionali. Quindi non solo Vendite e in alcuni casi Acquisti, ma anche attività di R&D (es una ricerca condotta in parallelo in diversi Paesi consente di avere risultati derivanti da culture diverse su prodotti destinati da subito a rispondere alle esigenze di una domanda globale), gestione di Risorse Umane di diverse culture e con capacità eterogenee, Finanza (la possibilità di confrontarsi con altri sistemi e fonti di finanziamento favorisce il distacco da quelli che sono i sistemi finanziari imposti in un unico Paese) e in fine Networking (innumerevoli sono le relazioni e i legami internazionali che ne derivano).

Terzo, un’azienda che si insedia all’estero avvia un processo di CRESCITA che si concretizza quando c’è un’estensione (o riproduzione) dell’azienda madre. Questo processo conduce a un riadattamento della natura stessa dell’impresa. L’organizzazione tutta, ma in primis l’azienda rimasta in Italia, è obbligata a cooperare a tutti i livelli sviluppando nuove sinergie. Questa evoluzione si evidenzia maggiormente in una PMI che una volta avviato un processo all’estero, sarà obbligata a ristrutturarsi e quindi a formare “finalmente” un middle management con competenze anche internazionali.

Alla luce di queste considerazioni invito il collega ad elaborare con più attenzione i motivi e le cause che spingono una PMI a trasferirsi all’estero. Personalmente preferisco evitare di trarre subito considerazioni sui possibili vantaggi e svantaggi, ma piuttosto faccio alcune riflessioni per comprendere gli aspetti spesso dolorosi di una impresa che vuole diventare più grande.